Capitolo 3: One does not simply...

La montagna, specie in primavera, è estremamente volubile e capricciosa, non importa in quale parte del mondo tu sia, e al Tongariro, intorno al quale si snoda uno dei trekking più belli del mondo, non gliene importa un fico secco se noi arriviamo dall'altra parte del mondo apposta per ammirarlo, non è un Narciso e ce lo fa capire con un temporale che se non supera quello del primo giorno, quantomeno ci si avvicina. Tutte le navette sono annullate e qualsiasi guida cartacea e umana sconsiglia di affrontare il percorso sotto queste condizioni meteo.
Con l'amaro in bocca, muoviamo verso il punto acqua più vicino, per poter finalmente lavare i piatti, mentre decidiamo come riprogrammare la nostra giornata. Alla fine, optiamo per un trekking secondario, più breve e semplice, alle pendici del Ruapehu, un vulcano attivo sul confine del parco naturale e delle vorticanti nuvole nere sovrastanti.
Per raggiungere le Waitonga Falls bisogna seguire un percorso di 1 h e 20 neozelandesi (equivalenti a circa 25 minuti italiani, specie se appena circondati dalla natura qualcuno entra in modalità scout e comincia a tirare come un mulo) talmente ben tenuto da essere l'equivalente sentieristico di una passerella con tappeto rosso. Sotto una pioggia leggera, passiamo sopra ponti sospesi e camminamenti di legno, ma la fine del sentiero è variabile in base al coraggio dell'avventuriero, dal momento che le piogge torrenziali a monte hanno ingrossato il torrente prima facilmente attraversabile. Determinati a non farci rovinare la giornata, ci lanciamo con spirito da Indiana Jones in guadi sbilenchi, passando lo zaino, il cui contenuto vale svariate volte le nostre vite messe insieme, fra un sasso melmoso e l'altro, cercando avanzi di sentiero fra i cespugli. Alla fine, veniamo premiati per la nostra testardaggine da una cascata mozzafiato di 39 metri, incorniciata da cascate aggiuntive create da ciò che minacciava di impedirci qualsiasi tipo di vista.
Soddisfatti da questa svolta degli eventi e di essere riusciti a immortalare il tutto con le ultime bave di batteria, saliamo sul nostro van e impostiamo sul navigatore le coordinate di un campeggio a pagamento nella città di Whanganui, sulla strada verso sud che ci porterà a Wellington, e da lì all'isola del sud.
La statale panoramica che ci porta a destinazione è una delizia per gli occhi e un ardua prova per il mio stomaco, ma lasciato alle spalle il parco nazionale del Tongariro il cielo si apre, permettendo al verde smeraldo delle colline circostanti di raggiungere tonalità photoshoppate. Se vi siete mai chiesti 'Dov'era Gondor', la risposta è probabilmente 'qui'.
A sera, il signor Bruce ci accoglie in un delizioso giardino, dove parcheggiamo Franco (sì, si chiama Franco) prima di farci una doccia calda, cucinare nella pulitissima cucina a disposizione e attaccare alla corrente 187mila caricatori. Altrimenti come facciamo ad essere social?

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