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Visualizzazione dei post da novembre, 2019

Capitolo 10: Nero di seppia e blu di metilene

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Ci svegliamo con estrema calma, consapevoli che l'unico impegno di oggi è lo spostamento verso nord, per avvicinarci a Christchurch, nostra meta finale. C'è chi ne approfitta per farsi l'ultima doccia calda del viaggio, chi per sfruttare i pochi MB messi a disposizione dalla wifi della reception, poi partiamo. Il tragitto scorre fra rifornimenti di benzina, sieste, pause pipì, foto casuali a flora e fauna, voli di drone e altre pause pipì, ma fra qualche difficoltà con i fornelli e la nostra distintiva incapacità di calcolare le distanze, arriviamo a destinazione che il sole è ormai calato. Di per sé sarebbe anche un vantaggio, dal momento che Lake Tekapo, dove ci fermeremo per la notte, fa parte di una Riserva Internazionale di Buio: si tratta di aree di territorio, una decina in tutto il mondo, dove l'inquinamento luminoso è strettamente regolamentato per preservare una visione non edulcorata del firmamento. Quella di Aoraki è l'unica dell'emisfero austral

Capitolo 9: Gruppo Vacanze Lombardia

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Il lato positivo di una vacanza autogestita in van è che nessuno ti dice cosa fare. Il lato negativo di una vacanza autogestita in van è che nessuno ti dice cosa fare. Un po' sfiancati dai continui e improvvisi cambi di programma, accogliamo con piacere la giornata di oggi, che prevede un tour guidato nel parco nazionale del Fiordland, l'unico sito UNESCO del paese. L'appuntamento è a cinque minuti a piedi dal nostro campeggio, alle 8 e mezza. Saliamo sul pullman ripieno di cinesi e facciamo conoscenza con il nostro autista e guida, un attempato simpaticone con la voce più soporifera del mondo, che dispensa perle e battute a chi riesce a resistere al suo incantesimo di ipnosi (1/3). Le valli che attraversiamo sono, ancora una volta, mozzafiato. Il Fiordland è una regione confinata dalle fredde acque del mare di Tasman e dalle Alpi Australi, figlia di innumerevoli ghiacciai che nei millenni ne hanno scolpito le forme. Nonostante il punto più alto del nostro percorso si

Capitolo 8: I giorni dell'aquila

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Abbiamo appena finito di pranzare in un parco pubblico, dopo aver cucinato su delle magnifiche piastre all'aria aperta, quando, nel rimuginare di sfortune e piani saltati, un pizzicorino fastidioso comincia a farci prudere la base del naso. Un'idea. Un'ironica realizzazione dettata dallo sconforto. Se fino ad adesso abbiamo inutilmente provato a prepararci ad ogni evenienza e a parare le sfortune, perché da adesso, invece, non assecondarle? Se il meteo, le montagne e la Natura tutta hanno stabilito di buttarci giù con ogni mezzo, allora buttarci giù sarà esattamente quello che faremo. Nello specifico, ci butteremo giù nel posto in cui buttarsi giù è diventata una tradizione. Con occhiate divertite e terrorizzate allo stesso tempo, impostiamo il navigatore: Kawarau Bridge. Un sito storico, per gli standard dei kiwi, ma forse questa volta lo è davvero. Sì perché su questo ponte, alto 43 metri, è nato il primo centro di Bungy Jumping del mondo. Due verifiche di disponi

Capitolo 7: C'è del marcio in Nuova Zelanda

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Vorrei raccontarvi di un volo panoramico su un ghiacciaio, di un passaggio mozzafiato in un tunnel bianco-azzurro, di una rocambolesca discesa con ramponi malfunzionanti oltre un crepaccio pericolante. Invece devo raccontarvi di una mattina soleggiata, sorniona, mentre uno stormo di elicotteri ci volteggia sopra la testa, del tragitto eccitato verso l'eliporto, in anticipo per il check-in, ignari del vento funesto sui picchi, dello sgomento quando, con la penna in mano e i moduli necessari mezzo compilati, sentiamo quasi per sbaglio che la visibilità è troppo ridotta, che non è sicuro, che i piloti hanno deciso di annullare tutti i voli del pomeriggio. Restiamo storditi, a bocca aperta per qualche secondo. Chiediamo conferma, sperando di aver sentito male. Cerchiamo alternative, sperando che altre attività aeree possano permetterci un decollo senza prenotazione. Dobbiamo infine rassegnarci all'idea di aver fondamentalmente sprecato una giornata delle due misere settimane a

Capitolo 6: I giorni del ghiro

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Dopo una mattinata passata a fare amicizia con i kiwi*, partiamo di nuovo verso sud, previo rigenerante bagno nell'oceano (gli altri due, io manco morto). Intermezzato da alcune pause di rifornimento e di relax, fra le quali la turisticissima città della Giada, il viaggio ci porta in vista, teoricamente, dei ghiacciai della regione, coperti però da una coltre umida e soffocante. Completiamo con qualche difficoltà il machiavellico processo di self check-in del campeggio e passiamo le ore seguenti a invocare il sole, in modo da poter godere adeguatamente dell'escursione guidata del giorno dopo sul Franz Joseph. Purtroppo dev'esserci qualche ritardo nella consegna delle preghiere, perché la mattina seguente, sotto un cielo impietoso, ci viene confermato l'annullamento di tutti i viaggi a causa delle condizioni meteo proibitive, che miglioreranno in tarda sera. Decidiamo di spendere uno dei nostri giorni vuoti, che avevamo calcolato proprio per queste evenienze, ed acce

Capitolo 5: La lunga marcia

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Ancora in pigiama, arriviamo al porto dieci minuti prima del check-in, per poi salire sul traghetto e affrontare il viaggio di 3 ore sullo stretto di Cook, che passa fra una cioccolata calda e due chiacchiere in francese. A Picton riforniamo ogni tipo di risorsa, per prepararci al viaggio che ci porterà sulla West Coast, la zona più selvaggia del paese. Il tragitto fra valli e montagne porta con sé riflessioni più e meno scontate e problematiche inattese: - Il patrimonio naturalistico della Nuova Zelanda è simile, per molti aspetti, a quello Italiano. Avendo la stessa e opposta latitudine, le differenze di clima sono dettate solo dal differente tipo di massa d'acqua circostante, che fa sì che il paese dei kiwi, specie in questa regione, somigli a un'immensa valle alpina. Qui però valorizzano molto di più le caratteristiche morfologiche, con una bassissima cementificazione e uno sfruttamento abile ma non invasivo dal punto di vista turistico. - Però mannaggiaaimarsupiali so

Capitolo 4: Non di solo pane vive l'uomo

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Il risveglio fra i cinguettii del campeggio è probabilmente il migliore dall'inizio del viaggio. Ci prepariamo a partire con moooolta calma, per sfruttare al meglio le prese di corrente e visto che non abbiamo impegni particolari. Stasera dovremo essere a Wellington, la capitale, ma ci vogliono massimo tre ore, quindi possiamo permetterci pause e deviazioni. Un'occhiata alla guida ci suggerisce di dare alla giornata un taglio culturale, a partire dal museo regionale di Whanganui, che parla dell'antichissima storia del luogo: ci sono reperti ancestrali quali la bicicletta del bisnonno del giornalaio e una canoa maori che è stata usata l'ultima volta il mese scorso. Meglio nell'ala naturalistica, dato che ospita la più grande collezione di ossa di Moa e qualche strambo nome di volatile. Dopo essere saliti sulla torre più alta ad ammirare un ottimo panorama del circondario, che ha la spiacevole caratteristica di roteare a causa dei 176 scalini a chiocciola, andiamo

Capitolo 3: One does not simply...

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La montagna, specie in primavera, è estremamente volubile e capricciosa, non importa in quale parte del mondo tu sia, e al Tongariro, intorno al quale si snoda uno dei trekking più belli del mondo, non gliene importa un fico secco se noi arriviamo dall'altra parte del mondo apposta per ammirarlo, non è un Narciso e ce lo fa capire con un temporale che se non supera quello del primo giorno, quantomeno ci si avvicina. Tutte le navette sono annullate e qualsiasi guida cartacea e umana sconsiglia di affrontare il percorso sotto queste condizioni meteo. Con l'amaro in bocca, muoviamo verso il punto acqua più vicino, per poter finalmente lavare i piatti, mentre decidiamo come riprogrammare la nostra giornata. Alla fine, optiamo per un trekking secondario, più breve e semplice, alle pendici del Ruapehu, un vulcano attivo sul confine del parco naturale e delle vorticanti nuvole nere sovrastanti. Per raggiungere le Waitonga Falls bisogna seguire un percorso di 1 h e 20 neozelandesi

Capitolo 2: Casa del diavolo

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Il secondo risveglio è invece causato da un cacofonico starnazzare di oche, anatre, parenti di gabbiani e trampolieri vari, la fauna del lago infatti ha poco rispetto per gli umani e passeggia fra i camper di prima mattina. Consapevoli di essere a corto d'acqua, organizziamo il tragitto giornaliero mentre facciamo colazione. Giornata pienissima, oggi, perché nella città di Rotorua, nota meta turistica, le cose da fare non mancano. Noi partiamo dal quartiere di Ohinemutu, una specie di ex ghetto maori dove vilette in stile inglese sono state costruite con un tocco tribale, totem nei giardini e tatuaggi sugli stipiti. Pare che il 35% della popolazione kiwi faccia parte di questa etnia, mentre io posso affermare che il 100% di loro parli con un accento che gli impedisce di pronunciare le vocali nel punto giusto. La puzza di uova marce continua a perseguitarci e lo farà per tutto il giorno; si tratta di zolfo, dal momento che la città (detta anche Sulphur City) è al centro della zo

Capitolo 1: Governo ladro

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Il primo risveglio su suolo neozelandese è gentilmente offerto da un diluvio biblico che picchia scrosciante sul tettuccio del van, ed è sotto questo nubifragio che vaghiamo come anime in pena alla ricerca di una ricarica di gas per evitare di mangiar crudo vita natural durante. Trovato questo, cerchiamo una sostituzione alla guarnizione della valvola, che non funziona. Per fare ciò, esploriamo in lungo e in largo una qualche cittadina, il cui nome non ha importanza perché tanto sarà identica a qualsiasi altra cittadina nel raggio di kilometri: centro di negozi e uffici in edifici cubici rigorosamente a un piano, circondati da villette a schiera tipo americano con cassetta della posta, garage e tutto il repertorio di stereotipi, abitate da persone estremamente gentili e mediamente grassocce. Intanto, la pioggia continua imperterrita. Fortunatamente non è un problema, perché la nostra prima destinazione è al coperto. Molto al coperto. Sottoterra. Alle Grotte di Waitomo, la principa