Capitolo 7: C'è del marcio in Nuova Zelanda

Vorrei raccontarvi di un volo panoramico su un ghiacciaio, di un passaggio mozzafiato in un tunnel bianco-azzurro, di una rocambolesca discesa con ramponi malfunzionanti oltre un crepaccio pericolante.
Invece devo raccontarvi di una mattina soleggiata, sorniona, mentre uno stormo di elicotteri ci volteggia sopra la testa, del tragitto eccitato verso l'eliporto, in anticipo per il check-in, ignari del vento funesto sui picchi, dello sgomento quando, con la penna in mano e i moduli necessari mezzo compilati, sentiamo quasi per sbaglio che la visibilità è troppo ridotta, che non è sicuro, che i piloti hanno deciso di annullare tutti i voli del pomeriggio.
Restiamo storditi, a bocca aperta per qualche secondo.
Chiediamo conferma, sperando di aver sentito male. Cerchiamo alternative, sperando che altre attività aeree possano permetterci un decollo senza prenotazione. Dobbiamo infine rassegnarci all'idea di aver fondamentalmente sprecato una giornata delle due misere settimane a nostra disposizione e ci mettiamo in viaggio verso la prossima meta.
Dopo la regione dei ghiacciai, attraversiamo quella dei grandi laghi, dove le strade neozelandesi, impossibilmente strette e spesso sottostanti al principio secondo il quale la distanza più breve fra due punti è la linea retta (praticamente delle montagne russe), si attorcigliano e striminziscono in mezzo a quelle che sembrano gigantesche pozzanghere lasciate sul pavimento del bagno da una dea imbranata appena uscita dalla doccia. A ogni curva un monte a picco su acque cristalline, una cascata roboante, un ponte vertiginoso. Il panorama cambia repentinamente e in continuazione: valli alpine si alternano a giungle simil-pluviali, habitat di kiwi e altre specie autoctone, che lasciano il passo a pascoli sterminati, dove vagano in apparente libertà greggi di pecore, mandrie di bovini non meglio identificati (yak? bufali?) e persino branchi di cervi dai palchi maestosi. Usiamo le ore 'guadagnate' dal cambio di programma forzato per pause panoramiche, brevi percorsi nella macchia e recupero di sonno.
Dopo una notte tranquilla in un parcheggio sovraffollato (dove spinto dal disperato bisogno di contatto umano internazionale attacco bottone con un gruppetto di norvegesi), l'idea sarebbe quella di festeggiare un certo compleanno, con percorsi impegnativi e serate per locali nelle città turistiche della zona, ma un moribondo a bordo e una più lucida analisi delle tempistiche degli spostamenti e del fatto che abbiamo solo un mezzo di trasporto, quindi non possiamo contemporaneamente parcheggiare in un campeggio e girare la città, ci portano a scegliere un trekking differente, sul quale ci chiediamo se non sia possibile che sui sentieri passino l'aspirapolvere ogni qualche ora, e a rimandare la movida.
Nonstante i paesaggi, l'umore non è dei migliori.

In foto: strani animali si aggirano nella foresta

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